home raccolta supplementi
[ agguati e colpi di mano]
Nizan - La verità si centra in un agguato, non è certo una carta che si volti una sera al gioco d'azzardo, dove ogni colpo può essere il vincente. Se vuoi vivere, dovrai ritrovare la perseveranza.[1]
Dur. 08' 13"
Della disputa tra Heidegger e Schapiro ad un certo momento Derrida dice:
L’origine dell’opera d’arte fa parte di un grande discorso sul luogo e sulla verità. Attraverso tutto quanto abbiamo appena detto sembrerebbe piuttosto avere un rapporto (all’insaputa del suo stesso “autore”?) con il problema del feticismo. Rapporto che va al di là della “economia politica” o della sua “psicanalisi” in senso stretto, e cioè al di là della semplice e tradizionale contrapposizione tra il feticcio e la cosa stessa. Sembrerebbe quasi che si voglia dire la verità a proposito del feticcio. Dobbiamo anche noi avventurarci in questa impresa? Ma per far questo dovremmo ascoltare la discussione tra i due celebri professori nell’eco di molti altri testi. Marx, Nietzsche, Freud.[2] 

Ecco. Avrei tanto voluto ascoltare nelle parole di Derrida la eco di questi “molti altri testi”  annunciati. Invece Derrida si è già pre-parato ad andare al di là della “economia politica” (Marx) - non anche però al di là della "filosofia" (Nietzsche) e della “psicanalisi” (“che parla più direttamente del feticismo della calzatura”), facendoci sentire l’eco improvviso di un battito di guanti dipinti da van Gogh in una certa natura morta.[3]
I guanti non sono scarpe – mi sono detto… E tuttavia il conciatore di pelli (passando per le galosce, intese come rivestimento protettivo delle calzature) tratta a dovere le pesanti tomaie fino a rovesciare le scarpe in un paio di morbidi guanti (blu) da indossare al ballo in maschera delle effervescenze sessuali.[4]
Se quanto è stato detto finora a proposito delle scarpe ha veramente un qualche rapporto con il problema del feticismo, dovremmo chiederci cosa vedono realmente la contadina o van Gogh (a loro insaputa) guardando scarpe che palpitano tra la forma convessa del piede (pene) e la forma concava che lo avvolge (vagina).[5] 

- Questa è una forma convessa - dice la mano della contadina spalmando il grasso sulla tomaia della scarpa.
- Ti sbagli di grosso. Questa è una forma concava - dice l’alluce del contadino infilandosi in quella guaina ben lubrificata. 

Dovremmo poi interrogarci su cosa vede in verità Heidegger (a propria insaputa) guardando la contadina che guarda quelle scarpe.
E, per perfezionare la serie degli interrogativi che scaturiscono da questa particolare piega del “grande discorso sul luogo e sulla verità” (delle scarpe), dovremmo spingerci ancora oltre ed indagare attorno ciò che veramente vedono tutti coloro che guardano Heidegger mentre guarda chi a sua volta sta guardando scarpe (proprie o altrui) reali, rappresentate o trattate solo in parole.

Sono convinto che nella sua restituzione delle scarpe, Derrida ha seguito e raccolto con cura tutte le tracce del feticcio fino ad acciuffarlo in un agguato e consegnarlo alla giustizia.

Nel 1860 il dottor Paul Garnier, della polizia francese ha riportato questo caso: un ragazzo di diciassette anni assistendo ad uno spettacolo nei giardini Tuileries, si accostò da dietro a una ragazza e silenziosamente cominciò a rotolare tra le dita i suoi capelli amorosamente, così delicatamente che essa non se ne accorse neppure. Improvvisamente due poliziotti in borghese gli saltarono addosso. Uno di essi gli afferrò il pene in erezione, e gridò: “Finalmente ti abbiamo preso”.[6] 
Disdetta però vuole che io non sia proprio capace della perseveranza richiesta in simili coscienziosi appostamenti; ed è probabile che a causa di questo difetto mi siano purtroppo sgusciate via tra le mani - e tra i guanti - le specifiche ragioni che hanno spinto il pensatore francese ad infilarsi nel sentiero del feticismo senza la bussola dell’economia politica.
Fotogrammi dal film Pickpocket (Diario di un ladro), R. Bresson (1959)
- Questa è una scarpa; e io mi affido a lei solo per camminare, dice il compratore.
- Ti sbagli. Questa è una merce; e io mi affido a lei solo per avere del denaro contante, dice il commerciante.
Così, dopo aver premesso che per orientarsi lungo il sentiero del feticcio si dovrebbero inseguire gli echi di Marx, Nietzsche e Freud, Derrida sembra aver infine ascoltato la discussione dei due celebri professori solo nello stormire della psicanalisi; andando decisamente “al di là" (o fuori?) dall’economia politica (sentiero interrotto, sentiero interrato?).
D'altronde se ogni promessa è debito, una premessa non è una promessa – anche se gli manca poco per contrarre il debito.
[1] - Paul Nizan, Aden Arabia, ed. Savelli, Roma 1978, p. 102.
[2] - Derrida, Restituzioni…, cit. p. 255.
[3] - V. van Gogh, Natura morta con cesto di arance e limoni, rami di cipresso e guanti blu,  Arles, gennaio 1889 (vedi Figura sopra).
[4] - Nell’italiano gergale “guanto” è termine eufemistico per ‘anticoncezionale maschile’, ‘profilattico’ di caucciù,  come le galosce di Derrida.
[5] - Derrida, cfr. Restituzioni…, cit.  p. 256.
[6] - David Knuzle, 1982, Fashion on Fetishism, citato in Thomas A. Sebeok, La semiotica globale, Spirali, Milano 1988, p. 216.



PARAGRAFO successivo



GUANTI DISPARATI OGGETTI PERSONALI IN PELLE E OSSA
parte terza H.D.S. MAROQUINERIES